Gandhi

“Quando dici qualcosa di giusto o fai qualcosa di buono, prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono infine… vinci” (Gandhi)

mercoledì 12 dicembre 2012

Nel Medioevo ci fu una super tempesta solare. E se si ripetesse ora?

Un fenomeno decine di volte peggiore di tutti quelli mai registrati sarebbe avvenuto nell'anno 774. Se accedesse nel nostro mondo dipendente dall'energia, sarebbe un disastro

Sabrina Pieragostini
C'è una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che la scienza è riuscita a trovare la chiave per capire uno stranissimo fenomeno avvenuto nel buio Medioevo- l'improvviso e colossale aumento di C14 nell'atmosfera. Fino a qualche mese fa sembrava inspiegabile e ora invece è stata trovata una spiegazione molto plausibile. La notizia cattiva, però,  è che ad aver prodotto quell'evento straordinario sembra sia stata una tempesta solare decine di volte peggiore di quanto mai registrato. E se è già successo, può ripetersi ancora.
Un'equipe giapponese, analizzando gli anelli dei tronchi di cedri plurisecolari, aveva trovato- in concomitanza con gli anni 774/775- un anomalo incremento di isotopi radioattivi di C14. Essi si formano quando una radiazione altamente energetica colpisce il livello più alto dell'atmosfera: si producono neutroni che scontrandosi con l'Azoto 14 lo fanno decadere in Carbonio14. Una reazione che avviene continuamente e che spiega la continua presenza di questo elemento che viene metabolizzato dagli esseri viventi- piante, animali ed esseri umani.
Ma in quel periodo preciso dell'alto Medioevo accadde qualcosa di non consueto, perchè gli alberi rivelano che in quel breve lasso di tempo la concentrazione di C14 aumentò dell'1,2 %. Una quantità enorme, pari a circa 20 volte il livello normale. Quindi- deducevano gli scienziati giapponesi- doveva essersi verificata un'emissione di energia davvero massiccia, in grado di giustificare quell'impennata eccezionale.
Nella loro studio pubblicato su Nature, gli studiosi nipponici avevano scartato tutte le ipotesi: non poteva essere stata  l'esplosione di una supernova perchè la luce, fortissima e visibile anche in pieno giorno, sarebbe stata considerata un fatto prodigioso e gli storici dell'epoca ne avrebbero sicuramente scritto ( invece non ne compare menzione), così come non poteva essere stata una gigantesca tempesta solare, perchè avrebbe prodotto le aurore boreali più spettacolari della storia anche a latitudini meridionali (di cui però, ugualmente, non si parla nelle cronache del tempo) oltre che danni profondi alla fascia dell'ozono con conseguenze devastanti per l'ambiente.
Ma un loro collega americano è convinto che si siano sbagliati. Adriam Melott, fisico presso l'Università del Kansas a Lawrence, pensa infatti che l'equipe di Nagoya abbia valutato in modo errato effetti e caratteristiche di una spaventosa emissione di massa coronale dal Sole, probabile vera causa di quel picco enorme di C14. Il problema, sostiene Melott, è che essi considerano le tempeste solari come "lampadine" che irradiano la loro energia uniformemente in ogni direzione. Invece esse producono grumi di plasma che può esplodere in modo del tutto incontrollato, imprevedibile ed unidirezionale.
Partendo da questo presupposto, la dimensione della tempesta solare in grado di produrre l'evento verificatosi nell' VIII secolo non deve essere stata mille volte più grande di quanto mai registrato- eventualità ritenuta impossibile dal team giapponese- ma ne basterebbe una soltanto (si fa per dire...) 10-20 volte maggiore. La spiegazione esclusa nei mesi scorsi diventa , così, assolutamente accettabile e credibile.
Non solo. Il telescopio spaziale Kepler ha scoperto che stelle simili al Sole producono emissioni di plasma di questa entità con un intervallo compreso tra alcuni secoli e 1.000 anni. "Ciò non significa, ovviamente, che succeda lo stesso anche per il nostro astro, ma suggerisce che tempeste del genere siano comunque possibili", afferma il fisico americano.
Anche Melott ritiene improbabile l'altra ipotesi- l'esplosione della supernova. "Un evento del genere avrebbe dovuto essere davvero molto intenso.  Si sarebbe vista una luce brillante nel cielo, anche più della luna piena. E sarebbe durata per mesi. Non poteva di sicuro sfuggire all'osservazione di tutti i popoli della Terra".
Ma se davvero il fenomeno del 774-775 è stato provocato da un'eruzione di plasma solare di dimensioni pazzesche, allora non c'è da star sereni... Basti pensare che la tempesta solare che nel 1989 mandò in tilt la centrale elettrica che distribuiva energia al nord-est del Canada, lasciando il Quebec al buio per 9 ore durante un  rigido marzo, era circa 60 volte meno potente.
Proviamo a chiudere gli occhi. Immaginiamo un flare 60 volte più forte che colpisce non il mondo semplice e rurale di 12 secoli fa, ma il nostro, tecnologico e completamente dipendente dall'energia elettrica. Tanto più sviluppato e tanto più vulnerabile. Oggi, quella stessa tempesta solare dell'VIII secolo provocherebbe danni inenarrabili in un vertiginoso effetto a catena. "Il blackout potrebbe durare mesi o anche oltre- conferma Melott- e molta gente morirebbe".
Già. In ogni palazzo, si spegnerebbe il riscaldamento, non arriverebbe più l'acqua potabile, non funzionerebbero gli ascensori e nessun tipo di elettrodomestico. Il cibo nei frigoriferi deperirebbe in pochi giorni e non ne troveremmo di fresco nei negozi, perchè anche i trasporti si fermerebbero: subito quelli su rotaia, poi quelli su gomma e gli aerei. Finirebbe presto la benzina e ogni tipo di carburante, mentre il petrolio non potrebbe essere più nè estratto nè raffinato.
Si esaurirebbero anche i gruppi elettrogeni negli ospedali. I malati non potrebbero più essere curati, operati, ossigenati. Nelle città al buio con la gente alla fame e spaventata scoppierebbero disordini. Criminali e normali cittadini assalterebbero banche o supermercati. Sarebbe il caos ovunque, specie nei Pesi più ricchi che si ritroverebbero all'improvviso senza nulla.
Uno scenario da film apocalittico? Stando a quanto dice la scienza- e non qualche pazzo visionario- forse è un'eventualità meno improbabile di quanto non vorremmo credere.
www.extremamente.it

venerdì 7 dicembre 2012

Nibiru. Un pianeta smarrito

Secondo uno studio realizzato da David Nesvory, ricercatore del Southwest Reaserch Institute del Colorado, il sistema solare una volta aveva cinque pianeti giganti gassosi invece dei quattro che conosciamo oggi. Lo studioso è giunto a questa conclusione grazie a una simulazione al computer dell'evoluzione del sistema solare primordiale. I risultati dell'elaborazione suggeriscono che il quinto pianeta gigante è stato scagliato fuori dalla sua orbita circa 4,5 miliardi di anni fa, dopo un violento incontro con la forza gravitazionale di Giove.
Gli astronomi hanno lottato per decenni per spiegare l'attuale struttura del sistema solare. In particolare, Urano e Nettuno, secondo l'attuale modello che spiega la formazione dei sistemi planetari, non avrebbe potuto formarsi nella posizione in cui si trovano attualmente, dato che il disco di gas primordiale ai margini del sistema solare sarebbe stato troppo sottile per consentirne l'aggregazione in pianeti. Lo scenario più probabile è che i pianeti si siano formati più vicini l'uno all'altro, e solo dopo la loro formazione le interazioni gravitazionali hanno fatto assumere a ciascuno la sua posizione attorno al sole. Le orbite strette di sistemi planetari extrasolari supportano questa idea.
sistema-solare-primordiale.jpg
La simulazione al computer ha svelato che 4,5 miliardi di anni fa, nel sistema solare primordiale, c'era un grande caos. I pianeti si erano da poco formati, ed erano sottoposti a un bombardamento continuo da parte della materia residua della nebulosa solare da cui si erano formati. Poi, uno dei pianeti sarebbe stato "espulso" dalla propria orbita a causa delle perturbazioni gravitazionali prodotte da Giove, il pianeta più massiccio del sistema solare. Questa "carambola" cosmica, avrebbe generato anche un'altra conseguenza: un avvicinamento al Sole da parte di Giove e un allontanamento di Urano e Nettuno. Il "pianeta perduto" potrebbe essere il leggendario Nibiru o Decimo Pianeta (Planet X) che i ricercatori stanno cercando da anni?
Ipotesi Nibiru

martedì 4 dicembre 2012

combattere l'acidità per combattere il cancro

Le nuove ricerche sull'efficacia del bicarbonato di sodio e di altri composti con proprietà anti-acide nella cura e regressione delle malattie tumorali

un interessante articolo di Valerio Pignatta tratto da Scienza&Conoscenza.
Cancro, combattere l'acidità

Molti studi danno ormai per certo che un ph sanguigno molto acido favorisce le infiammazioni nell'organismo e crea terreno fertile per malattie degenerative come il cancro.

Altri studi dicono che in caso di insorgenza di tumore, rendere il sangue molto alcalino toglie energie alle cellule neoplastiche portando anche alla regressione della malattia.

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In apertura potete vedere dei limoni che, al contrario di quanto spesso viene ritenuto, non sono per l'organismo umano un nutrimento acido. Infatti, quando il succo del limone entra in contatto con i succhi gastrici dello stomaco, diventa alcalino.

Un bel limone la mattina, può essere un buon modo per iniziare la giornata.

Glutatione - il più potente Antiossidante